Sanremo 2020, il grido di Rula Jebreal

a cura di: GIANLUCA MELCANGI
#20
#violenza #vittima
05/02/2020

Il monologo di Rula in seconda serata si apre con le domande più comuni che vengono rivolte alle vittime di violenze sessuali nelle aule di tribunale. 

“ Lei aveva la biancheria intima quella sera? ” 

“ Lei trova sexy gli uomini con i jeans? ”

“ Se le donne non vogliono essere stuprate devono smetterla di vestirsi da poco di buono. ”

L’invito di Rula a tutte le donne è quello di denunciare, di non stare zitte.

Un invito costato “caro” che la mette a nudo davanti a sua figlia, a tutto il pubblico del festival e davanti a milioni di spettatori.

Rula racconta la storia di sua mamma Nadia, che all’età di 13 anni è stata stuprata due volte.

La prima da un uomo, la seconda da un sistema che l’ha costretta al silenzio, e non le ha permesso di denunciare. Questo dolore l’ha consumata e il suo corpo ha rappresentato per lei, un luogo di tortura. Nadia non è riuscita a superare il dolore, e si è tolta la vita.

Non bisogna sentirsi in colpa, non bisogna lasciarsi bruciare dentro. Si può scegliere di trasformare il dolore in consapevolezza e andare avanti, come “Sally” (Vasco Rossi 1996), che decide di vivere il presente. Sally è stanca di fare la guerra perchè ha conosciuto il dolore e la sofferenza, ha pagato per i suoi sbagli e per quelli degli altri. Sally si fa scivolare il passato addosso e si gode gli attimi di bellezza, come il rumore della pioggia.

Rula chiude dicendo agli uomini di non limitarsi a scrivere belle parole solo nei testi delle canzoni, ma di metterle in pratica nel quotidiano. Lasciate noi donne libere di essere chi vogliamo essere. Lasciateci scegliere se essere madri di dieci figli o di nessuno, donne in cariera o casalinghe.

Sono stata scelta stasera per presentare la musica e celebrare le donne. Chiedetevi pure com’erano vestite le presentatrici a Sanremo, ma non chiedete mai più ad una donna che è stata stuprata com’era vestita.