La storia di Cecilia

a cura di: MARCO CAPRIOTTI
#13
15/11/2019

Cecilia è sempre stata una ragazza timida, un po’ goffa e solitaria. Indossava spesso tute e magliette larghe: sperava di poter coprire le sue tante fragilità sotto strati di lana e poliestere ma, spesso, otteneva l’effetto opposto. Gli occhi erano sempre puntati su di lei, occhi malvagi, pronti a denudarla e a ridicolizzarla. La chiamavano ” grassona”, ” balena” o ” quattrocchi” e lei, sul banco, rimaneva paralizzata dall’orrore e dal terrore.

Fissava il muro, inebetita, mentre stringeva convulsamente i lembi della maglietta che indossava. Poi arrivavano le lacrime, dapprima una o due, poi piccoli rigagnoli segnavano le sue guance. Era così giovane, eppure i suoi occhi avevano visto fin troppo e le sue spalle avevano dovuto sopportare pesi intollerabili. Cecilia è sempre stata presa di mira, dalle elementari fino alle superiori, ma nonostante la crudeltà dei suoi aguzzini continuava a sorridere e a parlare, nei momenti di tregua, delle sue passioni: raccontava spesso del suo amore per i film romantici e di quanto volesse storie d’amore simili, amava i bambini – le uniche creature che le tributavano il rispetto che meritava- e aveva il diario pieno di fotografie di neonati e frasi sulla maternità. Cercava di resistere anche quando la chiamavano “fish” nei corridoi, sostenendo che puzzasse e che andasse allontanata per il bene di tutti.

Piangeva, è vero, ma cercava di riprendersi, di lottare. Non voleva che la sua vita potesse essere condizionata dai suoi carcerieri, credeva ancora nelle fiabe che popolavano la sua mente e il suo cuore.

Ora è una donna adulta e, grazie all’aiuto di amici e  parenti, si è lasciata alle spalle il passato; fondamentale è stato anche l’intervento di una psicoterapeuta che è riuscita ad ascoltarla e aiutarla a ritrovare l’autostima che credeva perduta. Negli anni è dimagrita molto e fa ciò che può per realizzare le sue ambizioni. Certi traumi, inevitabilmente, restano con noi: a volte non guariscono e si infettano perché cerchiamo di curarci odiando chi ci ha ferito. Ma la breve storia di Cecilia suggerisce quanto sia importante credere nei propri sogni e desideri, quanto sia importante resistere e, soprattutto, chiedere aiuto. Nessuno deve mai vergognarsi della propria debolezza, della propria vulnerabilità. Parlare è fondamentale, soprattutto se si vuole guarire; perché è possibile guarire, è possibile ritrovare il sorriso che si credeva di aver perduto per sempre.