La storia di Tiziana Cantone

a cura di: PAMELA NAOMI PEDERZANI
#26
11/03/2020

Tiziana Cantone, nell’aprile 2015, ha 29 anni e vive a Casalnuovo di Napoli.

La sua vita è scandita dall’amore della madre, nonostante la dura realtà dell’assenza paterna.

Complice, forse, una sua ingenuità e fragilità, accetta di essere filmata dal fidanzato mentre ha rapporti sessuali con altri ragazzi e, nel giro di poco tempo, i video diventano virali, dapprima condivisi su alcuni Social Network, e successivamente pubblicati su un portale hard.

Ad aggravare il tutto, il fatto che lei sia ben riconoscibile tramite nome e cognome, e che il suo viso appaia sempre in bella mostra. A diventare virali sono soprattutto le parole della donna: “Stai facendo un video? Bravo”, una frase che poi la ucciderà.

La madre di Tiziana sospetta che a divulgare quei filmati sia stato proprio il fidanzato; qualcuno parla di Revenge Porn, categoria di video hard messi in rete come vendetta contro un ex partner; altri ipotizzano un efficace piano di marketing di una futura pornostar.

In realtà, per capire cosa sta succedendo, servirebbe un processo alla facilità che molte persone hanno a scagliare il sasso, soprattutto quando la mano è ben nascosta dietro a una tastiera.

Tiziana Cantone entra così in un inferno senza ritorno e che neppure la morte potrà fermare. Il suo viso diventa icona di pagine Facebook create a suo nome, di magliette, tazze e gadget, mentre i video sono ancora reperibili su alcuni siti porno. Tiziana si sente costretta a chiudersi in casa, a smettere di lavorare, scappa in Emilia Romagna per qualche mese, e poi in Toscana dai parenti. Le persone la riconoscono per strada, la deridono, la minacciano, la perseguitano.

Cominciano la sua depressione e le crisi di panico. Cambia persino il suo cognome per provare a non essere più immediatamente associata a quei filmati. Ed arrivano anche i primi tentativi di suicidio, dapprima attraverso un’intossicazione da farmaci, e in seguito da un tentativo di buttarsi dal balcone della casa del suo ragazzo. Decide, poi, di tornare a Napoli assieme alla madre e alla zia.

Si affida ad un avvocato per denunciare i responsabili della diffusione dei video, e in secondo luogo i Social Network stessi, che hanno ammesso la presenza di tali filmati in rete. Tiziana ottiene che le pagine in cui compariva venissero eliminate, assieme ai post e commenti, ma il paradosso è che dovrà pagare più di 18.000 euro di spese legali. Il diritto all’oblio le viene, inoltre, negato.

Poco dopo la sentenza definitiva, il 13 settembre 2016, Tiziana decide di impiccarsi nel suo scantinato.

Ciò che fa paura in tutta questa storia, è il fatto che l’unica persona ad aver subito ripercussioni è stata proprio la vittima. Tiziana Cantone rappresenta oggi ciò che tutti noi potenzialmente potremmo diventare: vittime del web e dell’odio che si espande in rete, mascherato da uno schermo e da una tastiera.

Nel nostro articolo Revenge porn: cos’è e come si può combattere ti abbiamo spiegato la gravità del fenomeno e come puoi cercare di difenderti dall’incontrollabile viralità a cui la rete ci ha tristemente abituati.

Tiziana, purtroppo, è solo una delle tante vittime di questo dramma che ha compromesso molte esistenze e costretto a estenuanti battaglie per ottenere la difesa dei propri diritti e della propria dignità.

Se anche tu sei o sei stato vittima di cyberbullismo, omofobia o body shaming, raccontaci la tua storia.

Siamo qui per ascoltare.