La storia di Nicola

a cura di: MICHELA MARINUCCI
#29
#bullismo #bullismo a scuola #esperienza scolastica
19/03/2020

Ciao, mi chiamo Nicola, ho 28 anni e questa è la prima volta che parlo della mia esperienza (un po’ traumatica) scolastica.

Da bambino ero spesso oggetto di insulti e vessazione da parte dei miei compagni maschi.  Ricordo bene cosa mi urlavano, ed erano solo bambini: parole come “finocchio”, “femminuccia”, “ciccione” erano all’ordine del giorno. Il culmine si toccò nel 2004, quando ero in terza media. Era l’8marzo e arrivai in classe dove i miei compagni di classe (sempre maschi) mi regalarono un mazzo di mimose cantandomi tanti auguri. Per me fu talmente umiliante che scappai dalla scuola.

Come se non bastasse fui visto da una delle mie insegnanti che si avvicinò, mi guardò e mi disse soltanto di rientrare in classe senza nemmeno preoccuparsi del fatto che io stessi bene o no o di contattare i miei genitori. Appena andata via mi accorsi che a terra c’erano dei cocci di vetro di una birra; li presi e mi feci dei tagli sulle mani, incominciai a strapparmi i capelli e mi graffai tutto il viso. Al ritorno raccontai tutto a mia madre.

Raccontai tutto a mia madre, la quale il giorno dopo si precipitò in classe, dove rimproverò tutti, insegnanti compresi, per la noncuranza nei miei confronti.

Episodi come quello non si verificarono mai più.

Il primo anno di superiori (i primi mesi del primo anno) furono meravigliosi perché frequentavo la scuola dei miei sogni; ho sempre voluto fare lo stilista. Questo sogno non fu mai realizzato poiché mia madre mi tolse da quell’istituto per via di casi di spaccio che si verificarono in quella zona. Mi iscrisse in un altro istituto, questa volta indirizzo geometra. Quello fu un anno buio per me: Nessuno dei miei compagni mi parlava, ero sempre isolato. Ricordo che durante la ricreazione facevo mezzo giro e poi me ne ritornavo da solo in classe. Feci amicizia con qualcuno dopo qualche tempo e la situazione si attenuò.  Ciò non escluse il fatto che io venissi bocciato perché non studiavo.

Poi arrivò il turno dell’alberghiero.  Mi iscrissi con 16 giorni di ritardo. Ricordo ancora quel giorno; t-shirt rosa. Fui presentato da quella che per me fu un pilastro di studio e formazione personale. Lei mi presentò alla classe e vedevo negli occhi dei maschi una certa riluttanza nei miei confronti, come se io venissi da un altro pianeta. Di strano non avevo nulla, mi vestivo come gli altri ragazzi, non ho mai ostentato la mia inclinazione sessuale che ai tempi non sapevo nemmeno quale fosse.

Anche lì mi prendevano in giro, dandomi del “frocio” o ” ciccione”.

Tutto cambio al 3°anno, quando presi coraggio e affrontai la mia classe. Litigammo pesantemente quel giorno. Dopo una settimana, diventammo tutti ottimi amici.

Ho voluto raccontare questa storia non soltanto perché ne avevo voglia ma per dare voce a coloro che, sopraffatti dagli insulti, non hanno retto il colpo e hanno preferito farla finita. Sii sempre te stesso, non curarti del giudizio altrui. Tu non sei chi gli altri dicono che tu sia. Faccio pure un appello ai genitori; passate più tempo con i vostri figli e non lasciate che si isolino utilizzando spesso cellulari e console.

AMATEVI E AMATE.

Se anche tu sei o sei stat* vittima di bullismo, discriminazioni, ingiustizie o hai subito violenze, invia un’email a info@noinonstiamozitti.it e raccontaci la tua storia. Combattiamo insieme il silenzio!