Giovanna Botteri e il body shaming

a cura di: MICHELA MARINUCCI
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04/05/2020

Giornalista Rai e inviata speciale, Giovanna Botteri è sempre stata in prima linea, trovandosi spesso in situazioni pericolose. Bosnia, Algeria, Iran, Afghanistan e Iraq, dove nel 2003 ha seguito la Seconda guerra del Golfo, sono solo alcune delle zone di guerra in cui è stata per documentare gli eventi che avvenivano.

Giornalista instancabile, sempre dedita al suo lavoro, preparata e professionale, con un curriculum incredibile. Eppure ciò sembra non bastare, perché se sei donna, oltre a dimostrare la tua bravura, devi anche affrontare i pregiudizi e preoccuparti dell’aspetto estetico. 

Dopo 12 anni di corrispondenze da New York, nel 2019 Giovanna Botteri si è trasferita a Pechino, la capitale della Cina. Questa zona si è rivelata fin da subito ricca di sorprese: prima le proteste di Hong Kong, e da gennaio l’emergenza Coronavirus, che partita da Wuhan è poi dilagata in tutto il mondo, fino a diventare una pandemia globale.

La giornalista italiana si trova dunque nell’epicentro della pandemia, un incarico che pochi avrebbero accettato. Durante i suoi collegamenti dalla zona più a rischio nell’ultimo periodo, l’abbiamo vista in maniera sobria, naturale, vestita in modo semplice, senza trucco o acconciature da copertina. Questo ha scatenato la reazione di moltissimi spettatori, che hanno iniziato a criticarla per il suo aspetto con commenti offensivi, ritrovandosi coinvolta in episodi di body shaming. Come se trucco e parrucco, nel bel mezzo di un’epidemia, fossero la priorità. Ma Giovanna Botteri si è subito difesa: “Qui siamo sette ore avanti ma io vivo basandomi sul fuso orario perché lavoro sui tempi italiani, ho tantissime dirette e non ho alternative. Dormo quando posso, quelle 5 o 6 ore appena le trasmissioni finiscono. Non ho vita sociale e nei ritagli di tempo faccio la spesa, leggo i giornali e sto al telefono con mia figlia Sara. Lavoro come una dannata, corro, non ho tempo né voglia di pensare all’abito, ho comprato uno stock di maglie di diversi colori, le lavo e le rimetto. Tranquilli perché le cambio ogni giorno. Mi lavo i capelli, non mi interessa perdere tempo a farmi la messa in piega o a truccarmi, sono una donna normale.”  

CHI È GIOVANNA BOTTERI

Nata a Trieste, Giovanna Botteri ha sempre mostrato il suo interesse per la scrittura, una passione ereditata dal papà Guido Botteri, giornalista ed ex direttore della sede Rai di Trieste. Giovanna però in origine voleva fare altro: si è infatti laureata in Filosofia, per poi prendere un dottorato in Storia del Cinema presso la Sorbonne di Parigi. Successivamente comincia a scrivere i suoi primi articoli, intraprendendo alcune collaborazioni e facendosi pian piano strada nel panorama del giornalismo. Inizia a lavorare per la RAI nel 1985 e nella redazione esteri del TG3 tre anni dopo, riuscendo a farsi conoscere dal grande pubblico.

Diventa negli anni una giornalista di spicco, e come inviata speciale ha seguito alcuni dei più importanti avvenimenti nelle zone più calde del pianeta: la guerra in Kosovo, il rovesciamento del regime talebano in Afghanistan, i bombardamenti su Baghdad del 2003, rischiando spesso la vita. “Per fortuna ho riportato sempre a casa la pelle!”, ammette. “Certe volte quando sei sulla linea del fuoco temi di oltrepassarla: devi avvicinarti il più possibile per raccontare il cuore del conflitto, ma allo stesso tempo devi capire quando fermarti, prima che sia troppo tardi. Questo concetto vale per tante cose, anche personali”.

La mortificazione dei corpi femminili è un fenomeno sempre più frequente, e allo stesso tempo, anche se una donna prende il proprio lavoro seriamente, ma senza preoccuparsi di abbigliamento, capelli e trucco, e non da spazio al superfluo, non è apprezzata.

Anziché ammirare il costante impegno e stimare il nobile lavoro di una professionista come lei, che rischia ogni giorno la sua vita in nome dell’informazione, le persone creano pagine sui social per criticare il suo aspetto. Ma Giovanna Botteri non è ad una sfilata e le sue occhiaie sono il segno della passione per il proprio lavoro. “Faccio giornalismo, non spettacolo. Sono quasi un’asociale, per niente mondana e queste attenzioni mi imbarazzano. Quando mi dicono che sono su Striscia, non ci dormo la notte. Sono io che devo raccontare, non diventare l’oggetto del racconto.”